Il Partito Socialista svizzero, e la sezione ticinese con i cugini comunisti, vogliono ad ogni costo soffocare e imbavagliare i cittadini di questa Nazione. I segnali di questa forzatura sono sotto gli occhi di tutti, a partire dall’ultimo congresso socialista nel 2010 fino agli articoli che sempre più frequentemente appaiono sui quotidiani nazionali e cantonali.

Un classico esempio della politica repressiva è la prossima votazione del 13 febbraio quando, sul tavolo decisionale popolare, si presenterà l’occasione ghiotta (ai compagni) di mettere letteralmente sotto scacco il Popolo svizzero. Un Popolo che nelle sue radici e leggi democratiche ha quasi sempre goduto del rispetto dello Stato, che ha sempre mirato a “responsabilizzare il cittadino”, in materia fiscale come nell’Esercito, per il quale, in particolare, al cittadino è affidato un compito assai importante: essere consapevole e responsabile di custodire l’arma d’ordinanza per il pronto impiego in caso di chiamata effettiva. Principi che risalgono a tanto tempo fa e che il cittadino ha sempre orgogliosamente onorato.

Con questa iniziativa, il Partito socialista ha deciso che le cittadine e i cittadini svizzeri non sono più “degni” di sostenere questo compito, obbligando a rinunciare all’orgoglio e alla responsabilità coloro che ancora oggi assolvono il servizio militare.
Dietro questa mancanza di fiducia e rispetto vi è un disegno più grande, che inizia con questa votazione per poi passare all’abolizione dell’Esercito stesso. Intenzione, questa, già espressa e confermata all’ultima Assemblea nazionale socialista.
Togliere l’arma d’ordinanza, con la scusa dell’elevato tasso di suicidi in Svizzera, scusa peraltro ridicola, se si considerano i mezzi usati per suicidarsi, fino ad eliminare il Dipartimento della Difesa, con i suoi 11.500 impiegati. Se a questa cifra aggiungiamo poi una media di 3 persone legate familiarmente ai dipendenti federali stessi, raggiungiamo 35.000 persone che, secondo i socialisti, dovranno cercarsi un’altra fonte di sostentamento per vivere (disoccupazione e assistenza?).
Torniamo per un attimo alle statistiche sui mezzi usati per suicidarsi o commettere degli omicidi. Non risulta da nessuna parte che vengano usate esclusivamente pistole, fucili d’assalto e baionette d’ordinanza. Leggendo qua e là nella cronaca nera, ahimè presente anche nel nostro Paese e spesso d’importazione, si leggono di delitti con corpi contundenti che di norma non hanno a che vedere con le armi militari svizzere. Nei suicidi, purtroppo si adottano soluzioni quali ponti o stabili da cui buttarsi, oppure le acque di un fiume o di un lago. Anche qui, poco a che vedere con le armi militari svizzere.
Troppo facile, per la sinistra, dare la colpa al cittadino-soldato, visto come un pericolo pubblico da estirpare.
A tutto questo, si aggiungono i comunisti ticinesi (quotati all’1.5% nei sondaggi), con l’ultimo articolo dell’8 gennaio per pugno del loro segretario Ay, a confondere gli elettori con “filippiche” confusionarie tra “borghesi”, Marx, passando da Engels, facendo una bella “insalata mista” che nemmeno il migliore degli intellettuali ha capito. Attaccano la Scuola reclute e la Scuola Quadri dello Stato Maggiore a Kriens e per finire pontificano sulla libertà dei giovani di scegliere di non assolvere al servizio militare.
Al segretario Ay va ricordato, poiché nei suoi articoli lo dimentica di continuo stranamente, che prima di attaccare il suo incubo peggiore, cioè la borghesia,(accusata da Ay d’aver armato l’Esercito a metà ottocento nella Guerra del Sonderbund) che la storia del secolo scorso ci ha anche lasciato in eredità, per mano dei suoi beniamini comunisti, milioni di morti civili in Unione Sovietica e in Cina. Mentre oggi continuano i massacri in luoghi come Mianmar e Corea del Nord, di certo non governati da borghesi.
È sulla base di questa presa di posizione che la sinistra mira a ridisegnare i diritti e i doveri degli svizzeri e il futuro della nostra Nazione. Un futuro, secondo loro, condotto e gestito da Bruxelles, dove la grande sinistra europea ha già spartito l’Europa (per ora solo sulla carta) e dove il sogno più ambito è quello di governare il Vecchio Continente con i metodi (rilevatisi fallimentari) di Marx e Engels.
Non da ultimo, questa iniziativa che dovremo votare va a intaccare anche le più vecchie e democratiche tradizioni elvetiche, colpendo direttamente le Associazioni di Tiro sparse per la Svizzera, le quali perderebbero il loro scopo e tutti i loro soci. Vi è da scommetterci che, dopo questo primo tassello, se dovesse passare la votazione, si andrà presto a colpire le Associazioni di categoria dei cacciatori, mettendo in pericolo anche questo strato della società civile e democratica. Pare infatti logico che, se togliessimo le armi d’ordinanza al cittadino-soldato (dagli iniziativisti considerato potenziale assassino e suicida), non si vedrebbe perché un cacciatore non debba esserlo e si dovesse quindi lasciargli il fucile da caccia!
Al cittadino la scelta di farsi imbavagliare votando SI, perdendo parte della responsabilità secolare riconosciuta dallo Stato, oppure di votare NO a questa iniziativa mascherata da proclami pseudo-moralisti, orientata a scopi ben più oscuri e preoccupanti per tutti noi in futuro.
Ecco perché voterò NO.

Tiziano Galeazzi
Candidato UDC al Gran Consiglio
Maggiore, SM della Condotta dell’Esercito