Un’iniziativa che altera il patto di fiducia fra Stato e Cittadino e che non porta maggiore sicurezza alle persone

Nelle democrazie liberali, come quella del nostro paese, i doveri e le libertà individuali occupano un posto determinante nel rapporto fra Cittadino e Stato, a differenza di altri sistemi politici.
In Svizzera, la detenzione a domicilio dell’arma d’ordinanza si basa su un rapporto di fiducia fra Stato e Cittadino (milite). Quest’ultimo può sì detenere l’arma nella propria casa, in cambio però dell’assunzione di responsabilità sull’uso e sulla detenzione della stessa. È un rapporto consolidato da tempo e che fa ormai parte della nostra cultura e delle nostre specificità.
L’iniziativa sulla quale saremo chiamati ad esprimerci il prossimo 13 febbraio mette seriamente in pericolo questo rapporto di fiducia e di responsabilità e riduce una libertà acquisita, che ha una sua storia, una sua specificità e un suo valore.

L’iniziativa coinvolge il nostro esercito di milizia, ma anche il tiro sportivo- da noi sport di massa con 200’000 iscritti alle società di tiro-, i cacciatori, i collezionisti di armi e i commercianti d’armi, introducendo la clausola del bisogno e delle capacità nell’utilizzo dell’arma.
Viene insomma cambiato il paradigma di un rapporto di fiducia fra Stato e Cittadino: da un sistema di autorizzazione salvo eccezioni, si passerà ad un sistema di divieto salvo autorizzazioni. Il cambio di paradigma è importante, poiché sancisce l’illegalità nel possesso di un’arma, salvo autorizzazione.
Questo mentre il nostro paese ha introdotto norme più severe per la detenzione e l’acquisto di armi sia per i militi (per la detenzione) che per i cittadini (per l’acquisto e la detenzione), come ha spiegato anche il Consiglio Federale nella sua presa di posizione, e mentre è calato sensibilmente l’utilizzo delle armi nei casi di suicidio.

Ma penalizzare i militi dell’esercito svizzero- fragilizzando sempre più il ruolo dell’esercito di milizia- i tiratori, i cacciatori e i collezionisti d’armi servirà davvero a combattere la criminalità, le violenze domestiche e i suicidi?
La modifica di legge proposta da questa iniziativa non fermerà la criminalità che continuerà a procurarsi armi illegali, avendo quasi un monopolio sulle armi. Non garantirà maggiore sicurezza al Cittadino.
Questa iniziativa vuole coinvolgere però anche ambiti estremamente sensibili e delicati: le famiglie, il dramma dei suicidi e la violenza su donne e bambini. Ambiti che hanno un impatto giustamente importante sulle nostre coscienze. Nell’anno 2010, nonostante le conquiste fatte e l’elevato livello di benessere nel nostro paese, non sono state cancellate le violenze domestiche che colpiscono principalmente le donne e i bambini. Questo è innegabile!

L’origine e la genesi di queste situazioni non dipendono però dalle armi d’ordinanza dei militi e dei tiratori, ma da problemi di disagio e degrado sociale, psicologici, personali, psichiatrici e di altra natura.
Attribuire alle armi d’ordinanza dei militi svizzeri la causa di queste situazioni e fare dei facili parallelismi è ingiusto e fuorviante e alcune indagini condotte dall’Ufficio Federale di Statistica lo dimostrano.
Che dire allora del numero di decessi provocato da attività sportive (alpinismo, sport estremi ecc.), causati da incidenti stradali, da infortuni sul lavoro, casistiche rilevate dalla statistica incidenti della Legge Federale infortuni? Vietiamo anche queste attività ?

I cittadini, non devono temere le armi dei militi, dei tiratori e dei collezionisti, poiché le minacce vengono da ben altra parte. In un contesto di assunzione di responsabilità reciproca fra le parti, le restrizioni già apportate dalle nostre autorità federali sono importanti per la sicurezza dei cittadini del nostro Paese.
Queste sono fra le principali ragioni che mi portano ad esprime un chiaro NO alla votazione in programma il prossimo 13 febbraio.