Al quarto giorno della rivolta che sta interessando diverse città dell’Algeria, il ministero degli interni algerino ha negato il carattere politico delle proteste, in quanto “si tratta di disordini che non hanno il sostegno del popolo.”
Le proteste, che vedono coinvolti migliaia di giovani, sono dirette contro gli aumenti dei prezzi dei generi alimentari di base, la mancanza di alloggi e la disoccupazione. In tre giorni gli scontri hanno fatto tre morti e 400 feriti, di cui la maggior parte sono poliziotti.
L’Algeria conta circa 35 milioni di abitanti, di cui il 70% circa ha meno di 30 anni. Il 40% di questi giovani non ha un lavoro.

Malgrado gli appelli alla calma espressi in molte moschee durante la preghiera del venerdì, violenti scontri sono proseguiti nella capitale Algeri e in diverse altre città del paese.
Per evitare assembramenti pericolosi è stato sospeso il campionato nazionale di calcio. Non va nemmeno sottovalutato il rischio di un coinvolgimento nei disordini delle frange religiose pìù estremiste. Il rischio è dato dall’arresto di Ali Benhadj, personaggio di spicco del disciolto partito del Fronte islamico.