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Economia 2011: dieci sono i cigni neri

Per il 2011 Saxo Bank ha fatto dieci previsioni, dieci “cigni neri”, ossia eventi rari, imprevedibili, che se dovessero accadere avrebbero un notevole impatto sui mercati. Eccoli:

Nel 2011 cadrà l’onnipotenza della Federal Reserve, ritenuta la principale responsabile del fiasco immobiliare e della situazione catastrofica in cui versa il debito pubblico. La sua debolezza verrà messa a nudo e il suo strapotere verrà intaccato quando le banche “ too big to fail” che aveva cercato di salvare con iniezioni miliardarie saranno nuovamente nei guai. Le verranno meno i mezzi per trovare soluzioni di fuga in avanti come ha fatto sinora.

Steve Jobs, fondatore di Apple, ha dichiarato che tra la sua azienda e Facebook ci potrebbero essere delle opportunità di partnership, ma che gli ultimi incontri ancora non avrebbero portato a nulla di concreto. I vertici di Apple hanno fatto sapere che Facebook era alla ricerca di condizioni economiche che non potevano essere accettate. La situazione potrebbe portare Jobs a decidere per l’acquisizione totale del social network

La performance cinese inferiore alle aspettative genererà nuovo pessimismo e renderà i grossi speculatori meno baldanzosi. In uno scenario che vedrà il Giappone lottare per la sopravvivenza e la Zona euro dibattersi in preda al caos, il dollaro USA tornerà ad essere più interessante e prenderà ulteriormente le ali nella misura in cui si affievoliranno i focolai di crisi.

Questa rivalutazione del dollaro verrà sostenuta dai mercati emergenti e dal fallimento del salvataggio dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) da parte della BCE (Banca centrale europea), dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale. Il sentimento positivo scomparirà nel 2011 e i rendimenti dei bond a 30 anni del Tesoro americano scenderanno al 3%.

La sorprendente rinascita della Gran Bretagna (maggior operosità, aumento dei risparmi) e l’indebolimento dell’economia australiana faranno precipitare il cambio dollaro australiano/sterlina inglese del 25%.

Parallelamente alla rinascita e al nuovo declino dell’euforia provocata dall’economia americana, nei primi mesi del 2011 il greggio supererà i 100 dollari al barile per poi subire una potente contrazione, pari a 1/3, verso fine 2011.

Al grosso marasma valutario ed energetico si aggiungeranno condizioni meteo rigorose, una brusca ondata di freddo che portando a un veloce esaurimento delle scorte di combustibile farà lievitare di un 50% il prezzo del gas naturale.

Grazie al miglioramento dell’economia americana vi sarà una ripresa della guerra delle valute. Il deficit statunitense della bilancia commerciale si allargherà e la Cina verrà messa sotto pressione. Mentre gli investitori fuggiranno dai metalli, l’oro s’impennerà fino ai 1’800 dollari per oncia.

L’insistenza della Federal Reserve nell’immettere liquidità nel sistema porterà ad una scollatura nella quale il Corporate americano non interpreterà più il buon prezzo di un’azione come un segno di buona salute. In una prima fase riuscirà comunque a spingere lo S&P500 verso il picco più alto di sempre.

Infine, l’indice RTS russo raddoppierà e raggiungerà quasi quota 2500.

Redazione

View Comments

  • A prescindere dal credere che certi "cigni neri" siano fuori di testa mi sembra che l'ottimismo dimostrato nei confronti dell'economia americana e del dollaro sia un po' di parte.
    Spero di sbagliarmi perché se la ripresa USA è legata alla disfatta europea e il dollaro risorgerà solo quando l'economia europea e l'euro coleranno a picco siamo messi molto ma molto male.

  • "Grazie al miglioramento dell’economia americana vi sarà una ripresa della guerra delle valute"... e delle guerre no? Se risaliamo anche solo fino al 1991 con la guerra in Iraq e da lì via via tutti gli interventi USA in guerre e guerriglie, con il citato miglioramento si potrebbe pensare male anche in quel senso, nonostante Obama.
    L'economia bellica USA e la lotta per il predominio (potere) in infinite situazioni nel mondo intero...

    Mi ricordo pure come, solo pochi anni fa, Irlanda (in primis), Spagna, Portogallo e Grecia, erano considerati i paesi emergenti della UE, ora vediamo dove sono finiti o dove stanno andando.

    Certo che ce ne fanno credere di fandonie, quanti bluff!

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