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Clandestini: allarme rosso al valico di Chiasso

A Chiasso 300 doganieri sorvegliano la linea ferroviaria, l’autostrada e le colline cosparse di boschi che separano la Svizzera dall’Italia. Un carico di lavoro in continua crescita. Un servizio del quotidiano romando Le Temps, del quale riportiamo alcuni brani.

Il centro di registrazioni dei richiedenti l’asilo si trova in un edificio nella zona della stazione di Chiasso, una costruzione la cui struttura richiama quella di un carcere ed è lì che vengono portati i clandestini fermati sui treni circolanti fra Milano e il Ticino.
Negli ultimi tre anni il numero dei richiedenti l’asilo è passato dai 68 di fine 2007 agli attuali 457. Di questi 212 sono nigeriani. Vi è anche un costante aumento di richiedenti in provenienza da Tunisia, Marocco e Algeria. Molti di loro per un certo tempo hanno già soggiornato in Italia.

Il centro asilanti di Chiasso crea tensioni con la popolazione del borgo di frontiera. Il direttore del centro, Antonio Simona, conferma che nei fine settimana ne possono arrivare sino a 50 e le strutture di accoglienza sono insufficienti (il centro dispone di 134 posti letto).

Alla dogana la situazione è di carico pesante. Vi sono giorni in cui il flusso dei veicoli in entrata è pari a mille veicoli ogni ora e di questi ne viene controllato circa l’1%. I doganieri di Chiasso sorvegliano i punti strategici della stazione e le auto in transito ai due punti di frontiera e oltre a questo pattugliano i circa 90 chilometri di frontiera comune con la Lombardia, un lungo cordone di colline boschive, una volta terreno prediletto per il contrabbando di sigarette.
Malgrado il supporto di video camere e di droni, l’impegno è notevole. Da diverse regioni della Svizzera sono giunti rinforzi per far fronte all’aumento di lavoro.

Novembre è stato un mese impegnativo, soprattutto sul fronte dei sequestri stupefacenti, in media uno al giorno. Complessivamente il traffico di stupefacenti è aumentato rispetto al 2009. E’ un traffico la cui intensità non si può prevedere in quanto si tratta di un fenomeno ciclico, che dipende dalle stagioni e dalla quantità di droga che, in arrivo dall’America del Sud, riesce a passare attraverso le maglie dei controlli delle dogane italiane.

Nella stampa italiana circola l’ipotesi che vi sia un nesso tra il flusso di immigrati clandestini e il traffico di stupefacenti organizzato dalla criminalità italiana. Parte dei clandestini che giungono a Chiasso sono implicati in questi traffici ma è difficile ottenere prove certe.
Inoltre, le norme severe del governo Berlusconi nei confronti dell’immigrazione clandestina hanno incitato un buon numero di clandestini a optare per il Ticino, dove comunque al loro arrivo sono alloggiati e trattati meglio che non in Italia.

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Redazione

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  • Eppure a Berna è appena stata fucilata dal parlamento una richiesta di potenziamento del corpo delle guardie di confine firmata da Fabio Abate. Dobbiamo ancora sorprenderci della sordità e cecità della capitale federale?

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