Il rapimento di Yara Gambirasio non sembra essere opera di un maniaco, ma ha tutta l’aria di essere un rapimento mirato, organizzato e messo a segno senza errori. E’ un dato di fatto quello sul quale sta ragionando in queste ore la polizia, con il supporto del Reparto nazionale prevenzione crimine e del Servizio centrale operativo.
Gli uomini della squadra mobile ritengono non ci si trovi di fronte al rapimento ad opera di un maniaco che agisce d’istinto, uno di quei maniaci e adescatori occasionali che lasciano prove e si liberano della loro vittima non lontano da dove l’hanno adescata.
Le ricerche sono arrivate ovunque, in un raggio di almeno venti chilometri da Brembate Sopra. Sono state battute zone del Bresciano, si è passata al setaccio la Valle Imagna, i luoghi più “delicati” nei pressi di Brembate sono stati ispezionati da cima a fondo.
Non una sola traccia di Yara, non una macchia, un’impronta biologica riconducibile alla ragazza. Nemmeno il guanto trovato in un bosco il terzo giorno, i fuseaux recuperati pochi giorni dopo o la maglietta ripescata in un laghetto erano suoi.
La polizia segue anche il labile indizio dell’interferenza di due uomini che parlavano tramite ricetrasmittenti la sera del 26 novembre proprio dopo le 18:30 nella zona di Brembate Sopra e Ponte San Pietro: “Ce l’ho, l’ho presa, la portiamo là”.
Due persone che non usavano i cellulari, intercettabili, ma ricetrasmittenti di vecchio tipo, molto più sicure per operazioni delicate che non devono lasciare traccia.
(Fonte: bergamonews.it)
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