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Julian Assange, la verità costa troppo?


La scorsa primavera Julian Assange (nella foto), il 39enne ideatore del sito WikiLeaks era stato osannato come il nuovo Superman, l’eroe che svelava al mondo le menzogne e la corruzione delle grandi potenze internazionali.
Oggi Assange è un uomo che vive braccato, nascosto, accusato (ingiustamente?) di molestie sessuali; il suo sito WikiLeaks è addirittura oggetto del maggior attacco concertato di hacker di tutti i tempi. Non hacker qualsiasi, ma i migliori cyberpirati al mondo, ingaggiati nientemeno che dal governo americano, il più colpito dalle rivelazioni scandalistiche e ben deciso a distruggere sia WikiLeaks che lo stesso Assange.

Da quando ha messo on line migliaia di documenti segreti sulle guerre di Iraq e Pakistan, i media conservatori lo bersagliano di critiche e chiedono che venga messo nella black list dei terroristi più ricercati (quella dove c’è anche Osama Bin Laden). Membri repubblicani e democratici del Senato vogliono che il sito WikiLeaks sia considerato un’organizzazione criminale. Un celebre editorialista americano ha recentemente chiesto cosa aspettano i servizi segreti a scovare l’australiano (Assange vive nascosto da qualche parte in Gran Bretagna) e ad ucciderlo.

Ne è valsa dunque la pena? Rivelare al mondo il marciume delle guerre in Medio Oriente e finire a vivere braccato, denigrato, minacciato di morte, un’icona maledetta? Secondo Assange sì, ne è valsa la pena, tanto che ha appena annunciato che a inizio del 2011 metterà su WikiLeaks altri documenti scottanti su una grande banca americana, rivelazioni che – promette – potrebbero rovesciare l’intero sistema finanziario.

Alla parentesi di gloria della primavera, ad agosto aveva fatto seguito l’inizio degli attacchi verbali contro la sua persona e Assange si era rifugiato in Svezia, dove pensava di poter vivere contando sul rispetto per la libertà di stampa e sul sostegno dei partiti della sinistra. Due donne, con cui aveva allacciato una relazione intima, lo avevano ben presto accusato di molestie e il governo svedese aveva respinto la sua richiesta di soggiorno. L’ingenuo Assange, che di ingenuità si deve parlare, si era trasferito a Londra dichiarando la sua innocenza e gridando alla cospirazione.
Dopo la sfortunata parentesi svedese, malgrado il timore di venire rapito o addirittura ucciso Assange aveva deciso di adottare un ritmo di vita normale e aveva ripreso a viaggiare. All’inizio dello scorso mese di novembre era a Ginevra, dove aveva comunicato l’intenzione di installarsi in Svizzera.
Di ritorno in Gran Bretagna aveva ricevuto un mandato d’arresto internazionale da parte del governo svedese e da quel giorno aveva interrotto gli spostamenti e aveva trasferito abitazione e ufficio in un luogo segreto.

I suoi legali fanno notare che in virtù di un trattato esistente fra la Gran Bretagna e la Svezia, la polizia inglese può raccogliere la deposizione di Assange, che in questo caso verrebbe interrogato presso l’ambasciata svedese di Londra. D’altro canto, il suo legale svedese porterebbe il caso di fronte alla Corte suprema di Svezia.

(Fonte: Redazione/Le Monde.fr)

Redazione

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  • Per gente come questa provo un sentimento di disgusto. Ma cosa pensano di fare questi personaggi rubando dati e divulgarli se non venderli?

    bleah!

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