La scorsa settimana l’istituto tedesco Commerzbank AG ha accettato di cooperare con le autorità statunitensi che stanno indagando su transazioni finanziarie condotte dalla banca negli Stati Uniti e che coinvolgerebbero l’Iran. Stando alle accuse, anche la banca tedesca sarebbe fra le società internazionali che hanno realizzato cospicui profitti aggirando l’embargo decretato dal governo di Washington.
Il lavoro degli inquirenti americani era iniziato con l’analisi di sospetti flussi di denaro che coinvolgevano la Alavi Foundation, un’organizzazione culturale no profit iraniana con una sede a New York.
Le indagini erano iniziate nel 2005 e avevano permesso di scoprire una rete di scambi finanziari che consentiva ai clienti di grandi istituti di credito internazionali di far circolare almeno 2 miliardi di dollari tra banche, imprese e personaggi politici iraniani i cui nomi erano da tempo iscritti sulla black list di Washington.
Oltre all’Iran, questa rete di scambi finanziari includeva Cuba e Sudan e si avvaleva dei servizi di 9 grandi società internazionali. Tre di queste – Credit Suisse, Lloyds e Barclays – hanno già avviato un patteggiamento pagando multe da centinaia di milioni di dollari. Ora è la volta della Commerzbank, che pare avviata a dover pagare la stessa ingentissima multa.
Fonte: agenzia Bloomberg
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